Azienda
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La passione tra la nostra famiglia e il vino scoppia nei primi decenni del secolo scorso. Furono i nostri nonni, infatti, a capire per primi le potenzialità che una terra come la nostra poteva esprimere, fondando una delle prime aziende per il commercio del vino sfuso. Verso la fine degli anni ‘60 del secolo scorso, nostro padre Giovanni Soloperto fece il passo successivo e, prima ancora della legge sulle Doc, imbottigliò il Primitivo in purezza nella prima, piccola cantina.
La cantina
Col tempo la cantina si è ingrandita fino a raggiungere le attuali dimensioni e oggi nella nostra azienda, produciamo circa un milione di bottiglie l’anno. Il Primitivo è sempre la nostra principale risorsa, affiancato dai vini della tradizione pugliese quali il Negroamaro e alcuni vitigni a bacca bianca delle colline murgesi che compongono le Doc Locorotondo e Martina Franca.
Il nostro lavoro, infatti, è concentrato sulla promozione dei vitigni autoctoni di Puglia, un patrimonio ampelografico ricco di varietà e storia. Siamo, nello stesso tempo, molto attenti alle esigenze dei consumatori offrendo loro sia vini semplici e di pronta beva che vini più complessi e strutturati, adatti anche all’invecchiamento. Ogni bottiglia delle Cantine Soloperto è sempre un prodotto di alta qualità, che porta nel mondo l’anima di un terroir unico al mondo: la Puglia.
I vigneti
Nel tempo, la famiglia Soloperto ha acquisito vigneti nelle migliori parcelle del territorio di Manduria e immediati dintorni. Sono i cru storici del Primitivo, quelli a più alta vocazione vinicola e alcuni di essi sono colvati a vite da più di cent’anni.
In contrada Bagnolo, ad esempio, c’è la vigna più vecchia, con ceppi che a volte raggiungono e superano i due metri e mezzo nel pieno vigore vegetativo. Gli alberelli, nonostante il secolo circa di età, sono tuttora produttivi e dalle loro uve otteniamo il cru Centofuochi.
Nelle contrade Spina e Schiavoni, la cantina possiede altre due parcelle dove sono impiantati alberelli dell'età di circa quarant’anni.
In quanti modi si può amare la propria terra?
La famiglia
In quanti modi si può amare la propria terra? Per chi è nato a Sud di tutto, non basta attorcigliarsi come un viticcio ai fili che reggono la vigna. Questa terra vuole di più: reclama fatica, spirito di sacrificio e visione. Chi non ha mai visto migliaia di cisterne cariche di oro prendere la via del Nord non può capire. È una rapina lenta, continua, pagata a pezzi di pane. Giovanni Soloperto ha visto tanto vino viaggiare su e giù per l’Italia, ma il suo oro, il Primitivo di Manduria, non lo regala più.
Quarant'anni fa, prima di chiunque altro, capì che il riscatto passava tra i filari di un vigneto e da lì partì il suo sogno.
In quanti modi si può amare la propria terra? Per chi è nato a Sud di tutto a volte basta un gesto. Nel 1969 Giovanni Soloperto iniziò la storia del Primitivo imbottigliandolo per primo, quando una Doc con quel nome ancora non esisteva. “Vino fine da tutto pasto” ci scrisse sopra. Lo fece assaggiare a un certo Luigi Veronelli che ne disse meraviglie, a conferma che i tempi del “vino da taglio” erano finiti. Poi venne la legge sulle Denominazioni di Origine Controllata e Giovanni fu il primo a registrarsi, con un gesto che all’epoca fu considerato folle: piazzò un tavolino all’ingresso della cantina e convinse decine di contadini a firmare l’iscrizione dei vigneti. “Se lo fai ti pago l’uva il doppio degli altri” e in quei tempi di lira e di fame non servirono altre parole.
Proiettati al futuro
Ecco, il Primitivo di Manduria Doc nacque così, su un semplice tavolino di legno, iniziando una storia di successo e riscatto di una terra da fame e povertà. È una storia che ora continua senza il suo protagonista ma, alla guida della Cantina, Giovanni Soloperto ha lasciato i figli Sabrina ed Ernesto, che proseguono il lavoro del padre. Uguale la loro missione: riscattare una terra e ridare dignità ad un vitigno secondo a nessuno.